Alberi

Sull’orlo del cratere abbiamo riscoperto le piante, delle quali parliamo poco, spesso a sproposito, ma che immaginiamo quale ornamento colorato delle nostre città. I più accorti le riconoscono e danno loro un nome, altri si accontentano di scaricare una delle app che permettono il loro riconoscimento, ma il più delle volte sono oggetto di discussione nei progetti di arredo urbano o delle nuove creazioni architettoniche come il bosco verticale di Stefano Boeri a Milano. Sicuramente pochi le studiano, nessuno sa quante sono presenti in questo mondo, né quali siano le loro caratteristiche specifiche.

La maggior parte delle persone le ignora, le taglia se coprono la luce davanti alla finestra, le usa per il riscaldamento o le sopporta se sono alberi da frutto; diciamo che vengono percepite come esseri inferiori appartenenti ad un mondo arcaico e superato che la civiltà prima o poi dimenticherà. Del resto le piante non si muovono dal luogo dove sono nate, perché sono radicate, sessili direbbero gli esperti, perché non si possono separare dall’ambiente che le accoglie, ma nel corso del tempo, di generazione in generazione, sono in grado di conquistare le terre più lontane e di adattarsi alle situazioni climatiche diverse. Inoltre le piante sono multicentriche, riuscendo così a comunicare con la terra, con l’aria, con tutto ciò che le circonda e che viene in contatto con loro, sono state inoltre le prime migranti della terra perché con le loro spore, semi o con qualche altro mezzo hanno colonizzato altri territori da 450 milioni di anni. A loro dobbiamo la nascita dell’atmosfera, quindi della vita stessa, perché non si sono originariamente adattate ad un ambiente, ma lo hanno creato, eppure vivono a distanze abissali dalla quasi totalità degli altri esseri, infatti la sopravvivenza di ogni essere vivente presuppone l’esistenza di altri esseri viventi, un vivere attraverso ciò che altri hanno imparato, ma non le piante che non hanno bisogno della mediazione di altri viventi: esse rappresentano, come dice Emanuele Coccia in un bel libro di filosofia delle piante dal titolo La vita delle piante, “l’unica breccia aperta nell’autoreferenzialità del vivente”. Le piante sono il nostro respiro e respirare significa essere immersi nell’ambiente creato dalle piante.
E’ la consapevolezza di questa presenza unica e significativa che il 5 aprile scorso l’Assemblea Nazionale Francese ha votato la Dichiarazione dei diritti dell’albero che riportiamo in una nostra traduzione.

Articolo 1 L’albero è un essere vivente radicato che, in proporzioni paragonabili, occupa due ambienti distinti, l’atmosfera e il suolo. Nel terreno si sviluppano le radici, che catturano acqua e minerali. Nell’atmosfera cresce la corona, che cattura l’anidride carbonica e l’energia solare. A causa di questa situazione, l’albero gioca un ruolo fondamentale nell’equilibrio ecologico del pianeta.

Articolo 2 L’albero, essendo sensibile ai cambiamenti del suo ambiente, deve essere rispettato in quanto tale, non può essere ridotto a un semplice oggetto. Ha diritto allo spazio aereo e sotterraneo che gli è necessario per raggiungere la sua piena crescita e raggiungere la sua dimensione adulta. In queste condizioni l’albero ha diritto al rispetto della sua integrità fisica, aerea (rami, tronco, fogliame) e sotterranea (rete di radici). L’alterazione di questi organi lo indebolisce seriamente, così come l’uso di pesticidi e altre sostanze tossiche.

Articolo 3 L’albero è un organismo vivente la cui longevità media supera di gran lunga quella dell’essere umano. Deve essere rispettato per tutta la sua vita, con il diritto di svilupparsi e riprodursi liberamente, dalla sua nascita alla sua morte naturale, sia che sia un albero delle città o della campagna. L’albero deve essere considerato come un soggetto di diritto, che soggiace alle norme che regolano la proprietà umana.

Articolo 4 Alcuni alberi, considerati degni di nota dagli uomini per la loro età, aspetto o storia, meritano ulteriore attenzione. Diventando un patrimonio bio-culturale comune, hanno accesso a uno status più elevato che impegna gli esseri umani a proteggerli come “monumenti naturali”. Possono essere registrati in una zona di conservazione del patrimonio paesaggistico, beneficiando così di una maggiore protezione e miglioramento per ragioni estetiche, storiche o culturali.

Articolo 5 Per soddisfare i bisogni degli uomini, alcuni alberi vengono piantati e quindi sfruttati, per sfuggire necessariamente ai criteri sopra menzionati. La modalità di sfruttamento delle foreste o degli alberi rurali, tuttavia, deve tenere conto del ciclo di vita degli alberi, delle capacità di rinnovamento naturale, degli equilibri ecologici e della biodiversità.

Lo scopo di questo testo è quello di cambiare il modo in cui le persone guardano e si comportano, per renderle consapevoli del ruolo cruciale degli alberi nella vita di tutti i giorni e per il futuro, aprendo la strada a un rapido cambiamento legislativo a livello nazionale.

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